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PARTITI, ISTITUZIONI E IL NOSTRO FUTURO....

Per rispondere a certe domande, è bene tornare alle origini, dal momento che le definizioni classiche di partito, istituzioni e politica vengono messe continuamente in discussione e per lo più stravolte.
Così, è bene ricordare che il partito è un raggruppamento volontario, composto da individui uniti da idealità ed interessi comuni, mirante a determinare l'indirizzo politico generale attraverso la conquista del potere nell'ambito dello Stato o la gestione degli enti locali. Per rispondere a certe domande, è bene tornare alle origini, dal momento che le definizioni classiche di partito, istituzioni e politica vengono messe continuamente in discussione e per lo più stravolte.
Il peso crescente assunto dai partiti nel tempo ha fatto sì che essi divenissero elementi essenziali nella gestione del consenso e nella determinazione della politica nazionale. Forse è per questo che alcuni costituzionalisti definiscono i partiti come veri e propri "enti ausiliari delle Stato". Tuttavia il peso crescente da essi assunto nelle decisioni e la disaffezione crescente dei cittadini, dovuta in buona parte alla tracimazione dei partiti in tanti rivoli, ha determinato un loro allontanamento dallo spirito originario di servizio e palestra di partecipazione democratica dei cittadini.
Ma, nonostante la riduzione del consenso intorno ai partiti, dobbiamo constatare che, correlativamente, è andata sempre più aumentando negli anni la loro influenza in tutte le decisioni, politiche e non, che hanno riguardato la nostra società.
Diverse sono state le definizioni di Partito nell'arco di oltre un secolo. Da associazione a tutela degli interessi degli associati di Max Weber a quella etica del filosofo idealista Benedetto Croce, fino a quella comunista, la quale riteneva che i partiti dovessero essere formati da "rivoluzionari di professione", ed alla concezione gramsciana di partito quale moderno principe, intellettuale collettivo teso all'egemonia sulla società.
Da parte sua lo Stato, giacché giuridicamente i partiti sono "associazioni non riconosciute" e senza personalità giuridica, rinuncia a qualsiasi tutela ed intervento, salvo poche eccezioni, come il possesso del simbolo e della sede, sulla loro attività interna.
Dall'ultimo dopoguerra in poi, il potere d'intervento e di decisione dei partiti è andato via via crescendo ed ha riguardato non soltanto la sfera più strettamente politica, ma tutti i gangli della vita sociale e culturale del nostro Paese. Sono contestualmente cresciuti i loro apparati, a discapito della libera circolazione delle idee e della democrazia interna a ciascuno di essi, ed è altresì aumentata la necessità di sempre maggiore bisogno di finanze, che ha anche rappresentato una crescente necessità di drenaggio, lecito ed illecito, di denaro pubblico e privato.
Oltre a questo, i partiti hanno sempre più attuato, ed in maniera ancora maggiore negli ultimi tempi, una vera e propria espropriazione delle strutture rappresentative, con il conseguente rischio di un processo degenerativo del sistema politico e di una sclerosi dell'ordinamento democratico, pur mantenendo quest'ultimo formalmente intatti tutti i suoi meccanismi.
Per questo, spesso si lamenta, nonostante la crescente riduzione degli iscritti e la diminuzione della capacità dei partiti di gestire ed orientare il consenso, una loro ingerenza nelle scelte politiche e nella vita sociale, che appare ai più sempre meno tollerabile. Da qui il termine, usato spesso come sinonimo, di partitocrazia.
Le istituzioni (Parlamento, Regione, Provincia, Comune, Circoscrizioni, etc.), da parte loro, quali organi rappresentativi della volontà popolare, hanno un potere delegato che deriva direttamente dai cittadini, sia quelli che sono iscritti e militano nei partiti sia tutti gli altri cittadini liberi da legami politici.
Quindi possiamo dire che, se il partito è una parte, le istituzioni sono il tutto, perciò in esse confluiscono le diverse spinte presenti nella società. Esse solo possono dirsi veri organismi democratici e centri di composizione delle istanze dei cittadini dei nostri quartieri, delle nostre città, delle nostre province, delle nostre regioni, della nostra società. In esse trovano composizione tutti gli interessi della nazione, esse soltanto possono considerarsi le legittime rappresentanze democratiche di tutti i cittadini.
E' da qui che bisogna partire per riconoscere, ad ogni livello, a cominciare da quello locale, i diversi ambiti di azione tra partiti politici (la parte) e rappresentanze istituzionali (il tutto). Ciò non vuol dire privare i partiti di ogni loro potere rappresentativo, significa piuttosto riconoscere loro un importante ruolo politico di studio ed elaborazione delle proposte e la capacità di attivarsi per ottenere su di esse il necessario consenso. E' soprattutto ai partiti che va riconosciuto ed affidato il potere di preparare il futuro ed ottenere la necessaria trasformazione delle coscienze per raggiungerne i fini.
L'ultima amministrazione comunale della nostra città, ad esempio, non ha patito un eccessivo assillo da parte dei partiti. E' avvenuto, invece, esattamente il contrario. Non vi è stato, per rinuncia di questi ultimi, il grande dibattito politico, teso ad elaborare proposte e soluzioni, sui vari temi d'interesse locale, orientando ed ottenendo su di essi il necessario consenso democratico, onde creare le condizioni necessarie per portare celermente a termine le opportune decisioni.
Partiti ed istituzioni, quindi, non sono due entità contrapposte, ma operano su due piani diversi, uno gestionale e rappresentativo, l'altro politico, di riflessione critica e di propulsione democratica. Questi due piani, in una giusta impostazione dialettica, non solo non si scontrano, ma s'incontrano e reciprocamente si sostengono, in un articolato e produttivo gioco democratico, se viene dismessa l'attitudine di svilire il ruolo dei legittimi rappresentanti del popolo, nell'intento di fare di essi delle pedine funzionali allo strapotere dei pochi, vere e proprie cinghie di trasmissione di decisioni prese altrove, lontano dalle sedi della democrazia rappresentativa.

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